Pensioni, ecco quando conviene il riscatto della laurea e per quali medici

Con la fine della possibilità di pensionarsi a "quota cento" si torna a parlare del valore del riscatto degli anni di laurea, che il presidente Inps Pasquale Tridico propone persino in forma gratuita, cioè a carico Inps. In attesa di conoscere i destinatari e la sostenibilità di tale agevolazione, una circolare dell'ente pensionistico porta buone nuove ai giovani medici ospedalieri: il riscatto agevolato di laurea e periodi di specializzazione e dottorato non scade dopo dicembre 2021 ma sarà attivabile egli anni successivi.

Dipendenza - Ai medici dirigenti contribuenti Inps che non abbiano ancora 45 anni, il riscatto agevolato costa circa 5.250 euro lordi per anno riscattato e, come comunica Giorgio Cavallero, segretario della confederazione Cosmed (35 mila medici dirigenti e sette sigle affiliate). Invece il riscatto ordinario costa in media 20 mila euro per ogni anno riscattato, circa quattro volte di più. Peraltro, il ricorso al riscatto agevolato comporta il calcolo della pensione con il sistema contributivo, con minori incrementi della pensione, e la convenienza si riduce. Sotto tale profilo i medici si dividono in tre categorie: chi è entrato all'università dall'anno accademico 1996-97 sta già contribuendo al suo assegno pensionistico calcolato con il sistema contributivo sicché con il riscatto agevolato risparmia; chi si è iscritto prima del 1996-1997 deve calcolare quanto lo avvantaggi prendere una pensione calcolata in parte anche con il sistema retributivo rispetto a quanto gli pesi la spesa in più del riscatto ordinario. In particolare, per chi si è immatricolato nel '95-96, i vantaggi sono minimi: si accede al sistema misto, ma con un beneficio limitato a pochissimi punti percentuali sulla pensione futura. Incrementi dal 23,8% in su si hanno per chi è entrato all'università nel '94-95 o negli anni precedenti.

Convenzione - In Enpam invece il riscatto agevolato non è stato introdotto, la legge non lo prevede. Ma la contribuzione, a partire dalla quale avviene il calcolo del riscatto ordinario, pur in crescita, è molto meno onerosa di quella Inps. «I medici di famiglia possono accedere al riscatto degli anni di laurea se hanno 120 mensilità di convenzione alle spalle; al compimento dei 10 anni una riflessione va fatta», ricorda Mauro Ucci, coordinatore dei pensionati Fimmg. «Se ci sono disponibilità bisogna sapere che le somme versate sono tutte deducibili dal reddito, e quindi di fatto una parte si recupera; che il riscatto aumenta l'anzianità ai fini del pensionamento e che può più o meno aumentare l'entità dell'assegno pensionistico. I giovani - che per inciso possono ora iscriversi all'Enpam già al 5° e 6° anno di università - vanno sensibilizzati sull'importanza dell'anzianità convenzionale in assoluto e per il riscatto: i periodi a tempo determinato in guardia medica, in prospettiva post-lavorativa, sono preferibili a sostituzioni mordi e fuggi. Dopodiché il riscatto a seconda della situazione personale può essere troppo oneroso e in tal caso gli si può preferire in alternativa un riallineamento contributivo».

Libera professione - Raffaele Sodano, medico odontoiatra esperto di temi di libera professione e in passato presidente della consulta quota B, sottolinea l'importanza del riscatto dal punto di vista di chi può accedere alla pensione anticipata continuando ad esercitare. E fa un esempio in particolare: un professionista di 56 anni al lavoro dal 1990 ma contribuente Enpam dal 1995, anno in cui alla categoria dei laureati in odontoiatria è stato consentito l'accesso alla Cassa, se valutasse di andare in pensione anticipata compiuti i 62 anni, ha necessità, per raggiungere i 35 anni di contributi versati, di riscattare anche solo parte degli anni di laurea. Tale soluzione consentirebbe da un lato di ricevere l'assegno pensionistico spettante, dall'altro, continuando l'esercizio, di versare per la quota B il 9,75% del reddito invece del 19,50%. «In sostanza - spiega Sodano - il dovuto per il riscatto, interamente deducibile dal reddito, si dilaziona per il numero di anni riscattati più il 50% (se riscatto 3 anni li pago in 4 e mezzo, 5 anni in 7 e mezzo, etc) e, ancora, dopo il pensionamento, quando si continua a lavorare e nel frattempo l'equivalente di metà contribuzione, il 9,75% del reddito, resta "in tasca". È chiaro che onerosità di riscatto e convenienza fiscale devono essere oggetto di valutazione personale e personalizzata. In sintesi, un collega che ha iniziato a lavorare tra fine anni Ottanta e 1995, oggi farebbe bene a richiedere una ricognizione della posizione previdenziale per analizzare i dati ipotizzati e gli effetti sul montante previdenziale mutato»

(DoctorNews33-n. 234 - 23 ottobre 2021)


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